Se tu sempre giurerai d'amarmi.., la mia prima FF su POTO

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Kastania
icon4  view post Posted on 25/1/2007, 16:57




SE TU SEMPRE GIURERAI D'AMARMI :phanchristine:

By Kastania

Coppie: Erik/Christine, naturalmente...

Riassunto: il racconto parte alcuni mesi dopo l'incendio all'Opera...

Rating: Pg-13, direi





CAPITOLO 1: TRE VITE ALLO SPECCHIO

“Una volta credevo che essere amato
senza amare fosse un piacere straordinario.
Ora ho imparato quanto sia penoso
un amore che viene offerto
senza che lo si possa ricambiare.”
Herman Hesse,Aforisma 5



Christine fissava distrattamente fuori dal finestrino della carrozza che la stava riportando al piccolo appartamento che divideva con Meg e Madame Giry.

Dopo quei terribili accadimenti all’Opera, tre anni prima,Madame Giry aveva ritenuto più prudente stabilirsi al di fuori dell’edificio,anche dopo la sua completa ristrutturazione. Sapeva bene quanto quel luogo fosse intriso di tristi ricordi per tutti loro,e in special modo per Christine.
Per mesi era stata in ansia per la salute cagionevole della ragazza,che si era accompagnata ad una forte depressione. Con le sue cure,l’affetto fraterno di Meg e la sollecita presenza del Visconte de Chagny,lentamente la ragazza era tornata alla vita.
Ma continuava a conservare sul viso un’ombra di tristezza e preoccupazione che non aveva mai mostrato in precedenza.


Christine sospirò.
I primi mesi dopo il rogo dell’Opera faceva molta fatica ad arrivare alla fine della giornata senza sentirsi sul punto di svenire. Non trovava alcun conforto dentro di sé,né vedeva alcuna via d’uscita da quel tunnel di tristezza. Non riusciva a mettere a fuoco i ricordi piacevoli,né i momenti di allegria e spensieratezza. Tutto le sembrava così lontano e inafferrabile..
Qualsiasi contatto le dava i brividi,e ovunque volgesse lo sguardo,vedeva il suo Erik.

Quel giorno aveva dovuto trovare il coraggio di affrontare il fidanzato,e di annunciargli la sua decisione di rompere il loro legame. Erano mesi che ci pensava,ma era sempre stata frenata dalla paura di farlo soffrire.

Era molto affezionata al suo caro amico d’infanzia,e a lungo aveva pensato di esserne davvero innamorata. Perfino dopo quanto accaduto quella terribile notte… ma mentre le settimane e i mesi passavano,le diventava sempre più evidente la sua inadeguatezza,di fronte all’amore puro e appassionato che lui provava nei suoi confronti. Prolungare l’inganno non avrebbe che intensificato il dolore,al momento inevitabile della separazione.

Pensò a quanto dolore aveva inflitto alle persone che amava. Non se ne era resa conto,non c’era stata intenzione da parte sua,ma questo non la sollevava dalla responsabilità di essere fautrice di tanta sofferenza.

Si sentiva svuotata,consapevole che non sarebbe mai più riuscita ad amare nessuno,non come aveva amato...ma che importanza aveva ormai? Il suo amore,compreso troppo tardi,era morto insieme a lui.

Le uniche persone per cui provava ancora affetto erano proprio Raoul, Meg e Madame Giry.
Per questo doveva allontanarsi da loro,prima che il destino la rendesse ancora una volta carnefice.
Sorrise fra sé e sé,la prima volta da mesi.

Era la prima volta nella sua vita che non provava alcun tipo di paura.


Se nutriamo odio verso qualcuno,
è perchè odiamo in lui
qualcosa che è in noi.
Quel che non è in noi
non riesce a darci emozioni.
Herman Hesse,Aforisma 4



Raoul era sprofondato in una delle poltrone del suo studio. Si sentiva ancora stordito.

Durante gli ultimi tre anni,non gli era pesata la vita di sacrifici che aveva intrapreso per stare accanto alla sua fidanzata,per aiutarla ad uscire dalla sua sofferenza. Non aveva mai pensato ai disagi che aveva subito,ma a tutti i problemi che aveva dovuto affrontare lei,anche a causa sua. L’ultimo inverno era stato durissimo per lui,aveva anche temuto di perderla. Ora quasi non ricordava quell’angoscia,ma sentiva una forte nostalgia per quel periodo,anche se non era stato dei più rosei.

Christine era piombata inaspettatamente lì a casa sua,solo pochi minuti prima.
Lui aveva sorriso,felice della visita inaspettata,ma immediatamente l’espressione seria e compunta del viso di lei lo aveva raggelato.

In fretta,e senza lasciargli tempo di replicare,gli aveva comunicato la sua decisione di lasciarlo.
Naturalmente ne era desolata,ma non poteva continuare a fingere.

“Non ho intenzione di sposarti,Raoul. Mi dispiace causarti tanti problemi…sei stato anche troppo buono con me,senza che me lo meritassi. Ma mentirei se ti dicessi di essere pronta al matrimonio. Anzi,penso che non lo sarò mai. Ho scoperto un lato di me che non pensavo di possedere,e devo imparare a convincerci prima di potermi legare a qualcuno. Ti voglio bene Raoul,ma non credo che tu saresti felice con me.” Gli girava intorno,le braccia dietro la schiena,come a constatare e sottolineare quello che gli stava dicendo. “Credimi,sarà meglio per entrambi se non ci vedremo più..per un po’,almeno. Sarai sempre uno dei miei migliori amici,delle poche persone a cui mi sento legata.”Gli aveva sorriso timidamente,per poi aggrottare le sopracciglia. “Ma per un po’…evitiamo di vederci,te ne prego. Perdonami!”

…ed era corsa via,senza neppure voltarsi indietro,lasciandolo impietrito e scioccato.
Quando era riuscito a scuotersi da quello stato di torpore,lei era già risalita in carrozza e svanita nella nebbia di quel pomeriggio invernale.

Lentamente si alzò,e andò all’armadietto dei liquori per versarsi un cordiale. Ne aveva bisogno. Con mano tremante sollevò il bicchiere ed ingoiò qualche sorso,appoggiandosi al muro e chiudendo gli occhi.

La presenza di Christine era ancora nell’aria intorno a lui.
La sua presenza..non era nell’aria. Era dentro di lui.

Ma certo,pensò amaramente. Io non sono né potrò mai essere lui! Non potevo competere con quel mostro quando era in vita,quando lei poteva scorgerne i bestiali difetti…ora che è morto è diventato una specie di mito,un vero Angelo del Paradiso!
La sua naturale pacatezza scomparve,mentre scagliava il calice contro la parete opposta,frantumandolo in mille pezzi.

“Christine,come puoi farmi questo?”singhiozzò.
“Come puoi,dopo tutto quello che ho fatto per te…come puoi ignorare e respingere il mio amore! Come puoi rifiutare di diventare mia moglie!”
I gemiti esplosero in grida di rabbia disumana.

E’tutta colpa di quel mostro…anche da morto continua a perseguitarci con la sua infame presenza…Ti
maledico Erik,ti maledico ovunque tu sia!”


Aveva amato,
ed attraverso l'amore aveva trovato se stesso.
La maggior parte degli uomini
ama invece per perdersi.
Herman Hesse,Aforisma 3



Il Fantasma dell’Opera era morto,in quella notte spaventosa di tre anni prima.
La banda dei linciatori ne aveva portato le prove,la sua maschera bianca e un brandello di camicia trovata sulla riva del lago.
L’infame,probabilmente fuggendo,doveva essere annegato nelle acque sotterranee.


Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
È a casa? Per la strada?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?
Amor mio
come appare in quel movimento
il polso bianco e rotondo!
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
Un gattino sulle ginocchia
lei lo accarezza.
O forse sta camminando
ecco il piede che avanza.
Oh i tuoi piedi che mi son cari
che mi camminano sull’anima
che illuminano i miei giorni bui!
A che pensa?
A me? o forse... chi sa
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perché tanti sono infelici
sulla terra.
Che sta facendo adesso
Adesso, in questo momento?

Nazim Hikmet, Che sta facendo adesso



Il Fantasma dell’Opera era morto quella notte. Ma non era morto l’uomo dietro quella maschera.

Erik era riuscito a nascondersi ai nemici grazie alla sua completa conoscenza dei sotterranei dell’Opera. Quando le acque si erano calmate,con l’aiuto di Madame Giry era riuscito a uscire dalle rovine della costruzione,e a rifugiarsi fuori città. Lì aveva trovato una specie di casale,abbandonato da anni,e ne aveva fatto il suo dominio. Usciva raramente,e passava le giornate a contemplare il cielo e ad ascoltare la sua scatola musicale,la scimmietta che suonava la Masquerade.Non aveva potuto portare con sé il suo amato organo,e soffriva di quella mancanza di musica.

Ma più di tutto soffriva al pensiero di Christine e Raoul,sicuramente già sposati,felici,magari in attesa di un figlio…o forse ne avevano già avuto uno? Quelle riflessioni lo lasciavano sempre agonizzante e abbattuto.

Le uniche persone che vedeva,di quando in quando,erano Madame (ma sempre più di rado,per la verità) e il Persiano,che nonostante i terribili avvenimenti di quella notte gli era rimasto amico.
Anzi,era grazie a lui se aveva ancora una qualche valvola di sfogo.
Nadir lo aveva infatti convinto a riprendere a disegnare progetti,prima solo per tenersi occupato,e poi era ritornato all’antico mestiere. Era sempre stato un architetto geniale ed ardito..perchè non esserlo ancora?
Nadir si occupava delle relazioni con i clienti,e lui passava ore perso fra i suoi schizzi.
Questo gli permetteva di tenere la mente occupata,distaccata dal dolore.
Gli dava la forza di andare avanti.
Ogni tanto le parlava,nella stanza vuota,come se lei potesse udirlo.
“Sai Christine?La vita senza di te è incredibilmente difficile. La nostalgia si trasforma in un dolore fisico che mi tormenta dalle prime ore del mattino fino all’ultimo minuto della giornata. La mia unica consolazione in questi giorni è pensare che tu sei al sicuro,che stai bene e che tuo marito veglia su di te al mio posto.”

Il suo carattere era mutato.
Un tempo il rancore lo avrebbe colmato di una rabbia omicida,di una furia cieca ed incontrollabile.
Ora invece la rassegnazione era l’unico lascito della profonda disperazione che lo aveva tormentato.

Solo di quando in quando la rabbia lo sopraffaceva,quando pensava alla “coppia felice”…ma immediatamente si dominava. Era stato lui a permettere quell’unione.
Aveva lasciato libera Christine,e lei aveva scelto il ragazzo. Non poteva biasimarla per questo. Chi,al suo posto,avrebbe preferito un mostro al principe azzurro? No,no,lei non ne aveva colpa.
E neppure il ragazzo,che l’amava a tal punto da aver rischiato la vita pur di salvarla.
Nessuno aveva colpa degli eventi di quella notte…nessuno aveva parte nella trama beffarda del suo destino,che lo perseguitava sin dalla nascita.

Ora finalmente,grazie all’amore che era nato in lui grazie a quel bellissimo Angelo,era in grado di accettare il proprio futuro di solitudine senza provare odio e rancore per chi era più felice di lui.

Lei gli aveva cambiato la vita,anche se non l’avrebbe mai saputo.
 
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Tomoe-san
view post Posted on 25/1/2007, 20:15




Che bella la tua fanfic!Sai anch'io tifo la coppia Erik/Christine^^.Potrei sapere se la storia ha un seguito?
 
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Kastania
view post Posted on 26/1/2007, 09:10




^_^ direi di sì... dura una ventina circa di capitoli... :P
 
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SindyPhantom
view post Posted on 28/1/2007, 16:27




molto bella complimenti, magari sapessi scrivere così :) ma ho una domanda da farti....allora....c'è il persiano, ci sono madame giry e meg giry......Cos'è il "sequel" del film del musical o del libro? :unsure:
 
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Kastania
view post Posted on 29/1/2007, 09:39




Qui ho mescolato il libro di Leroux,il musical di Webber nonchè il Phantom di Susan Kay... :)
 
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Kastania
view post Posted on 29/1/2007, 17:26




CAPITOLO 2: UNA SOLUZIONE DRASTICA

L'anima si sceglie il proprio compagno
Poi chiude la porta
così che la maggioranza divina
non possa più turbarla
Impassibile vede i cocchi che si fermano
laggiù al cancello
Impassibile vede un Re inginocchiarsi
alla sua soglia
Io so che tra tantissimi
L'anima ne scelse uno
Per poi sigillare come fossero pietra
le valve della sua attenzione.
Emily Dickinson




“Raoul,pensavo di essere stata chiara.”

L’indomani mattina,dopo una lunga notte di tormento e riflessione, il Visconte de Chagny si era recato a casa di Christine. A quell’ora non vi erano né Meg né Madame Giry,impegnate nelle prove del nuovo balletto.
Lui lo sapeva bene,ed era andato appositamente a quell’ora,per non aver intromissioni di alcun tipo fra lui e Christine.

L’aveva supplicata di ripensarci,di non giungere a soluzioni affrettate.
Era disposto ad aspettare fino a che lei non si fosse sentita pronta,non voleva forzare i tempi.
Comprendeva benissimo il suo bisogno di solitudine, il suo senso di colpa,pur ingiustificato,per la morte del Fantasma…ma era pronto ad accettare tutto,a perdonare tutto.

Purchè lei non lo lasciasse…

Christine lo guardò con occhi velati di commozione e tristezza.

Dio,come avrebbe potuto fargli capire che non era una questione di tempo?
Che con il trascorrere dei mesi le cose non sarebbero affatto migliorate?
Era così disperato,così accorato nelle sue suppliche…
Era solo al mondo anche lui,ora,dopo la morte del fratello Philippe.

Un’altra morte che grava sulla mia coscienza,pensò lei con un brivido.

“Raoul,non so davvero come altro dirtelo. Devi lasciarmi andare. Mi dimenticherai presto,e troverai una sposa degna di te,della tua casata..e soprattutto del tuo amore. Io non sono quella donna,e non potrei mai diventarlo. Mi dispiace di averti illuso,del resto,spero mi crederai,ero totalmente in buona fede. Ma non riuscirei a fingere per una vita intera.”

Il ragazzo chinò il capo,e serrò i pugni per la rabbia.
“E’a causa sua vero? Non ha nulla a che fare con me e te.”

Lei impallidì vistosamente. “Non capisco a cosa ti riferisci. Non ti amo abbastanza da sposarti,tutto qui.”

“Sai benissimo a chi mi riferisco. Da morto ha ottenuto ciò che non ha ottenuto in vita…è riuscito ad averti tutta per sé.” Lo sguardo di Raoul era carico di rancore.

“Andiamo Raoul,non essere ridicolo. Non centra nulla in questa storia. Vorresti davvero essere legato per l’eternità ad una persona che non ti ama con tutto il suo cuore?”

Lui fece un sorriso amaro. “Vedi?Ogni tua parola conferma i miei sospetti. Il motivo per cui non riusciresti a votarmi totalmente il tuo cuore…è che pensi ancora a lui. E’come se fossi stata sepolta anche tu,laggiù nei sotterranei,insieme a quello sporco assassino..a quella bestia immonda..a quel..”

“Raoul!Adesso basta!” Gli occhi di Christine scintillarono di indignazione.
“Devo pregarti di andartene. La tua presenza qui non è più opportuna.”

Il ragazzo si inchinò compunto,e fece per andarsene. Ma raggiunta la porta si voltò,e la fissò con uno sguardo ferito e insieme determinato che lei non gli aveva mai visto.
“Non è finita Christine. Non può essere finita così. Le nostre strade si rincontreranno,vedrai. Ed io sarò sempre accanto a te,che tu lo voglia o no…e presto o tardi capirai di amarmi ancora!”

Quando fu uscito,la ragazza si accasciò su una sedia.

Non pensava che lui sarebbe stato così insistente.
Ora aveva l’angosciante sensazione che non sarebbe mai riuscita a recidere del tutto quel rapporto.

Lui l’avrebbe tormentata ogni giorno,ne era certa,finchè lei non avesse acconsentito a quelle nozze. L’avrebbe convinta in un momento di solitudine,di ripensamento,di disperazione…e così facendo avrebbe dannato entrambi,per sempre.
Sentiva una gran voglia di piangere,ma se lo impedì.

Le disavventure passate le avevano donato una forza d’animo che non credeva di possedere,era stato l’ultimo regalo del suo Angelo.
L’aveva trasformata da bambina viziata in donna matura,e non lo avrebbe mai saputo..o forse sì.
Sorrise debolmente. Gli angeli dal Paradiso possono vedere tutto,e sicuramente lui,insieme a suo padre,la vegliava da lassù,e l’avrebbe sempre protetta.


“Bambina mia,che succede? Ritornando ho visto la carrozza del Visconte allontanarsi..non gli avevi già parlato? E’ venuto qui per cercare di farti cambiare idea?” la voce di Madame Giry,appena entrata in casa,la strappò ai suoi pensieri.
Non era possibile nascondere nulla alla sua madre adottiva;la perspicacia della donna sembrava senza limiti.
Si alzò e le andò incontro,cercando di mascherare la sua angoscia.
“Sì,è stato qui…voleva soltanto parlarmi,non è accaduto nulla.”

Madame Giry inarcò sarcasticamente un sopracciglio.
“Un uomo rifiutato non si accontenta mai di parlare e basta. E lo smacco gli pare tanto più umiliante quanto più alta è la sua posizione in società. Certo il Visconte è ben consapevole delle chiacchiere che ci saranno su questa rottura di fidanzamento..e i nobili non gradiscono mai le chiacchiere.”
Come sempre la donna era andata dritta al punto.

Non si era ancora perdonata l’aiuto offerto al Visconte,la notte della catastrofe.
Non si era resa conto di cosa stesse facendo,aveva pensato di agire soltanto nell’interesse di Christine,che amava come fosse figlia sua.
Troppo tardi aveva compreso l’enormità del suo errore,troppo tardi aveva compreso l’intensità di quell’amore a prima vista impossibile.
Tutto era già perduto.

Aveva ottenuto un inaspettato perdono da parte di Erik.

Qualche giorno dopo la tragedia,sfruttando la conoscenza di alcuni passaggi segreti,era penetrata nei sotterranei abbandonati dagli agenti della Gendarmerie, e aveva trovato Erik,seduto al suo organo,che suonava una triste composizione.
Un requiem per il suo amore perduto,probabilmente.

“Madame”l’aveva salutata lui senza voltarsi né smettere di suonare. “Siete riuscita nel vostro intento. A quest’ora i due ragazzi saranno già stati davanti al prete,a giurarsi eterno amore.”

Lei era impallidita. Dunque lui aveva compreso quale ruolo avesse avuto nella vicenda,Raoul non avrebbe mai trovato la strada da solo. La rabbia di lui sarebbe stata incontenibile.
In quel momento le riuscì solo di pensare fugacemente a Meg,alla sua adorata bambina...
Ma poi si accorse che lui non sembrava avere intenzione di farle alcun male.

Si era voltato verso di lei,e sul viso non mostrava alcuna rabbia assassina,alcuna furia vendicativa.
Solo un’incommensurabile tristezza,che rendeva il suo volto ancora più patetico.
“Non temete,non sono in collera con voi. Avete agito per il meglio..nell’interesse di Christine. Anche io l’ho fatto. Non sono fuggiti,li ho lasciati andare. Per la prima volta nella vita ho amato,e ho compreso che non potevo limitare la sua libertà,non potevo condannarla a vivere nel mio inferno. Quell’Angelo si merita il
Paradiso.”

Madame Giry si era sentita sconcertata da quelle parole.

Quello davanti a lei non era l’Erik che aveva sempre conosciuto,i cui sentimenti violenti e le cui passioni esasperate l’avevano sempre atterrita e ridotta all’obbedienza. Davanti a lei stava un uomo diverso, pacato, rassegnato,composto nel suo dolore.

“Madame,mi trovo costretto a chiedervi un favore. Desidero abbandonare questo posto,e ricominciare una vita fuori da questo teatro che si è rivelato una trappola e una maledizione.”

Lei aveva spalancato gli occhi per l’incredulità.
Erik non avrebbe mai lasciato la sua Opera…almeno,non l’Erik che conosceva.
Era inquieta,non sapeva cosa avrebbe dovuto aspettarsi dallo straniero che le stava davanti.

Naturalmente aveva accettato di aiutarlo,più per placare i propri demoni che per altro.
Era convinta che non sarebbe stato in bene per lui esporsi al mondo,specialmente dopo il disastro che aveva combinato. Era ricercato dalla polizia,e chiunque lo avesse visto avrebbe compreso immediatamente la sua identità.
Non esistono molti uomini mascherati a Parigi,pensò amaramente.

Tutto era andato per il meglio.

Una volta sistematosi nel vecchio casale,durante la sua ultima visita,con espressione distante e meditabonda,senza guardarla negli occhi,lui le aveva domandato:”Avete notizie di Christine?”

La donna,raccogliendo tutta la sua freddezza,aveva mentito.
“Non la vedo dal giorno successivo a…a quanto è accaduto. Mi ha detto che lei e Raoul sarebbero partiti la sera stessa per una lontana proprietà di lui,nel nord del paese. Immagino che si siano sposati,a quest’ora…”

Non gli aveva mentito per crudeltà. Lui sembrava aver accettato la perdita della ragazza,a che scopo tormentarlo con il racconto della sua malattia, della depressione in cui era sprofondata?
Anzi,forse questo lo avrebbe fatto ritornare sulle sue decisioni, e avrebbe portato a nuovi spargimenti di sangue,nuovo dolore,nuovi problemi insomma.

“Ma certo..”assentì lui,e poi la guardò,con un’espressione estremamente severa.
“A parte voi e Nadir,tutti pensano che sia morto,vero?”

Madame Giry annuì. “Sì,perfino mia figlia. Meno la gente sa,e meglio sarà per te.”

“Vi chiedo una sola promessa: non fate mai sapere a Christine che sono ancora in vita. Desidero non vederla mai più,non voglio che lei soffra ancora a causa mia.”
La donna aveva solennemente annuito.
Non le sarebbe stato difficile,promise.
In ogni caso i suoi rapporti con Christine in futuro sarebbero stati così sporadici..
“Ovviamente,ora che è una Viscontessa,non potrà più frequentare con leggerezza l’ambiente del palcoscenico.” Lui aveva soltanto annuito,mestamente.



“Madame,non so davvero cosa fare!”

La voce angosciata di Christine strappò Madame Giry ai suoi ricordi. Le prese le mani gelate fra le sue. “Bambina,non c’è che un modo”le disse con voce rassicurante.
“Dovrai lasciare Parigi,senza far sapere a nessuno i tuoi spostamenti…eccetto me,è chiaro. Per me mentire e sembrare assolutamente all’oscuro di tutto non sarà un problema.”Inarcò un sopracciglio,con una smorfia sarcastica. “Ti aiuto a fare i bagagli,se vuoi. Potresti andare nel Sud, ho dei parenti di mio marito laggiù. Vivono a Marsiglia. Là potresti imbarcarti per qualunque posto desidererai. Scrivo subito una lettera per mia cognata. Non appena la leggerà ti accoglierà in casa sua. E intanto potrai schiarirti le idee,e decidere cosa vuoi fare con il resto della tua vita. Fra qualche tempo potrai tornare a Parigi,quando tutto sarà dimenticato,quando anche il Visconte si sarà dato pace. Sei così giovane,e piena di talento…Se usi il tuo buonsenso e la tua intelligenza,tutto si sistemerà,vedrai.”

Christine la fissava ad occhi spalancati.
“No io..no,non posso…lasciare Parigi..lasciare voi e Meg…lasciare..”
“E’ morto Christine”disse duramente Madame. “Restare qui a soffrire,ad essere tormentata dalle pressioni del Visconte,non lo farebbe tornare in vita. Non puoi negarti la libertà di vivere,Christine. Non ne hai il diritto. E’Dio a decidere chi deve vivere e chi deve morire.”

La ragazza sospirò.
“Avete ragione,Madame. Come sempre. Sentirò molto la vostra mancanza.”
La donna sorrise,protendendosi per abbracciarla.
“Non è un addio,Christine. E’solo un arrivederci.”
 
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Tomoe-san
view post Posted on 30/1/2007, 17:23




Bello anche il secondo capitolo,ma si rivedranno Erik e Christine un giorno?Oppure saranno ancora così distanti?E Raoul la lascerà andare come aveva fatto Erik con lei?
 
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Kastania
view post Posted on 30/1/2007, 17:30




ehhhhh è lungo da riassumere! ^_^ meglio continuare a postare....




CAPITOLO 3: UN ANGELO ALL’INFERNO

La vita non è uno scherzo.

Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.
Nazim Hikmet,Alla vita




Erik camminava a passo svelto verso la casa di Nadir.

Negli ultimi tempi aveva iniziato a recarsi in città di quando in quando,perlomeno quando la sua presenza era indispensabile…era un modo per non sprofondare nella pazzia della semiclausura che si era imposto. All’Opera era sempre stato nascosto nell’ombra,ma circondato da centinaia di persone,ignare della sua presenza,ma rumorose e piene di vita..talvolta il silenzio sembrava penetrargli nel cuore e nella mente come la lama di un coltello,e allora sentiva il disperato bisogno di un contatto umano.. un bisogno che non ho mai avuto, riflettè, prima che quell’Angelo entrasse nella mia vita..

Il Persiano si era dimenticato di recarsi al casale per ritirare l’ultimo progetto di Erik,e quest’ultimo infastidito aveva deciso di portarglielo di persona. Dopo tutto non faceva così freddo,quella notte..ed aveva una gran voglia di vedere la città immersa nello scintillante tramestio notturno,tipico della vita parigina.


Aveva fatto in fretta,il tempo di scendere da cavallo e di bussare alla porta di Nadir,che già addormentato e in evidente stato di confusione aveva preso in mano il progetto,senza chiedergli cosa fosse,e perché lui si trovasse in città a quell’ora. La sua indolenza orientale ogni tanto lo irritava ogni oltre dire.

Dio,quest’uomo alle volte si comporta come uno stupido!pensò rabbiosamente.

Eppure un attimo dopo si pentì di quella riflessione.
Nadir gli aveva salvato la vita,un tempo,e gli era rimasto amico,nonostante avesse quasi tentato di ucciderlo… quante altre persone lo avrebbero fatto?


Mentre si affrettava verso casa,si accorse di trovarsi nel quartiere in cui era andata a vivere Madame Giry.
A quell’ora sicuramente lei e la figlia stavano dormendo…non avrebbe osato disturbarle,sebbene da parecchio tempo non vedesse la sua protettrice.
Sembrava che lei lo volesse evitare,e lui non riusciva a capirne la ragione..


“Ehi voi!”


Quelle parole lo fecero rabbrividire. Possibile che qualcuno lo avesse riconosciuto?
Fece finta di nulla. Forse quella voce non si stava rivolgendo a lui,anche se..
..la strada era deserta a quell’ora.

“Dico a VOI…io vi conosco!”

Erik si voltò di scatto,per incontrare lo sguardo di una giovane donna,una prostituta presumibilmente, a giudicare dai suoi modi e dall’aspetto.

Era piccola di statura,gli arrivava appena alle spalle. Aveva un aspetto misero e denutrito,era sporca e lacera. Era molto giovane,non poteva avere più di vent’anni.

Istintivamente Erik avvertì un senso di pietà,orrore e preoccupazione davanti a quel mucchietto d’ossa.

Chi diavolo era?

Come se gli avesse letto nelle mente,la ragazza scoppiò a ridere,in modo volgare.
“Lo sapevo che non mi avreste riconosciuta! Come potreste…sono molto cambiata dall’ultima volta che mi avete vista. Il mio nome è Catherine Renard. Ora vi ricordate?”

Erik sussultò.
Erano anni che non sentiva pronunciare il nome dei Renard.

Jules Renard…il suo primo socio in affari lì a Parigi,subito dopo la sua fuga dalla Persia.. ricordava bene quell’uomo. Gli era stato sempre fedele,aveva svolto con scrupolo il suo lavoro.
Era stato quasi un amico.

Ma prima che scoppiasse la guerra con i Prussiani,sua moglie –una donna avida e ottusa,capace soltanto di sfornare bambini a ripetizione – lo aveva cacciato in malo modo.

Era successo per caso…una bambina era caduta dalle scale,in sua presenza,e Madame Renard lo aveva accusato di essere lui,con il suo mostruoso aspetto,la causa di quella disgrazia.

Per la volta ennesima il mondo degli uomini lo aveva allontanato,e lui se ne era andato da quella casa con il cuore stretto,dopo aver lasciato all’ormai ex socio una somma sufficiente a curare la bambina.

La bambina.. un angioletto biondo che giaceva a terra,in una pozza di sangue.. una profonda ferita sulla tempia sinistra…

..la donna davanti a lui aveva una cicatrice all’altezza della tempia sinistra.



“La bambina..la bambina caduta dalle scale…”mormorò,come trasognato.

Di nuovo la ragazza rise in modo sguaiato.

“Sì,proprio io! Non mi sorprende davvero che non mi abbiate riconosciuto..ma io riconoscerei la vostra maschera anche all’Inferno.”
Le ultime parole non furono dette con rabbia o minaccia,ma con una sorta di amara tristezza.

“Tu..come..i tuoi genitori?” riuscì soltanto a dire.
“La mamma è morta di parto,e papà si è ammalato ed è morto di consunzione solo qualche mese più tardi.
I miei fratelli e le mie sorelle più grandi sono partiti tutti,ognuno in cerca di fortuna.
Io sono stata messa all’orfanatrofio,quando la sorella che mi aveva preso con sé è morta di tisi. Da lì alla strada il passo è stato breve.
Sono disperata monsieur…mi ricordo bene di voi e della vostra generosità. Se non fosse stato per il vostro aiuto,quella notte sarei morta…chissà,forse sarebbe stato meglio così…Ma non voglio parlare di questo. Ho osato disturbarvi perché mi serve aiuto,non per me ma per un’altra persona..seguitemi!”
La ragazza gli voltò le spalle,infilandosi in un vicolo.

Erik la seguì,esitante.
Non era del tutto certo che la ragazza non lo stesse attirando in un agguato per ripulirgli la borsa,ma in quel caso avrebbe ben saputo come difendersi.
Aveva giurato di non usarlo mai più,ma il micidiale Laccio del Punjab era al sicuro nella tasca del suo mantello.
Nonostante la mancanza di esercizio,non avrebbe fallito.

Ma la ragazza non aveva cattive intenzioni.

Lo condusse ad una stanza misera,nel retro di una bettola,che divideva evidentemente con altre compagne di lavoro. L’ambiente era sudicio e puzzolente.
Gli fece cenno di accomodarsi su una sedia sgangherata,e fu solo allora che lui si accorse che non erano soli nella stanza.

In un angolino,nascosta e impaurita,stava una bambina.

Doveva avere circa tre anni,forse di più ma era difficile dedurlo vista la costituzione esile;era sporca e avvolta in pochi stracci. I lunghi capelli biondi le cadevano arruffati sulle spalle,ed era scalza.
In un attimo,Erik notò la somiglianza fra le due.
“Lei è mia figlia…Angelique. Un angelo in questo inferno…”

Angelique.
Il nome perfetto per un bambina così bella.


Lui si sporse verso la piccola,ma lei scappò via,nell’altro angolo.
“Non vi badate monsieur,non lo fa per cattiveria. Penso che sia un po’scema. Non parla neppure...
Certo,se fossi nata e cresciuta in un posti simile forse non vorrei parlare nemmeno io.
Come vi dicevo,sono disperata. Non trovo lavoro e per mangiare devo..arrangiarmi come posso.
Non posso neppure contare su suo padre,è stato ucciso.”
Tirò su con il naso,evidentemente addolorata da quel ricordo.
“Il padrone della stanza ci sbatterà per strada molto presto,sono in arretrato con i pagamenti. Vi ho visto così ben vestito e ho pensato..ho pensato che eravate un uomo buono una volta…e che forse lo siete ancora..”
Le ultime parole di Catherine si persero nei suoi singhiozzi.

Erik si sentì stringere il cuore.
Quella ragazza aveva pressappoco l’età della sua Christine,eppure che vita d’inferno aveva già vissuto!

“Non vi dovrete più preoccupare. Verrete con me. Vi troverò una sistemazione, ed un lavoro. Vostra figlia non dovrà più vergognarsi di sua madre.”

La ragazza alzò gli occhi cerchiati su di lui,con uno sguardo speranzoso.
Lui si affrettò a chiarire.

“Non voglio nulla in cambio...Voglio soltanto aiutarvi. Non voglio che tua figlia debba conoscere il tuo stesso destino,capisci?”
Catherine sorrise mestamente,annuendo.
“Su,sbrigati. Lasceremo questo posto immediatamente.”


Come arrivano lontano i raggi di quella piccola candela: così splende una buona azione in un mondo malvagio.
William Shakespeare



Madame Giry non stava dormendo.
Tra le mani reggeva una lettera di Christine.

Tutto era andato come avevano progettato.
Christine era come svanita nel nulla,neppure Meg era stata messa a parte del progetto: la ragazza era troppo ingenua,avrebbe potuto tradirsi.

Christine aveva raggiunto i suoi parenti,nei dintorni di Marsiglia,e si era trovata bene presso di loro.
Aveva maturato l’idea di imbarcarsi alla volta dell’Italia,la patria del bel canto. Là avrebbe potuto facilmente trovare impiego in un qualunque teatro dell’Opera,anche sotto falso nome se necessario.
Nessuno l’avrebbe mai più rintracciata,e sarebbe tornata a Parigi solo quando lo avesse voluto..

…o SE lo avesse voluto.

Madame Giry sperava infatti che la ragazza riuscisse a cominciare una nuova esistenza,un’esistenza felice,e che avrebbe quindi deciso di tagliare i ponti con il passato.
Oh,certo,le sarebbe mancata infinitamente quella figliola…ma del resto,non dobbiamo forse sacrificarci per il bene di coloro che amiamo?
Perfino Erik lo aveva fatto..

Quando udì bussare alla porta,le si mozzò il respiro. Meg quella sera era rimasta a dormire con le amiche al dormitorio del Teatro. Che le fosse accaduto qualcosa?
Tremante,si precipitò ad aprire.

Sulla soglia vide Erik,e dietro di lui una ragazzina scheletrita e sporca,chiaramente una donna di malaffare,che reggeva al petto una bambina addormentata.

“Madame,ho di nuovo bisogno del vostro aiuto.”
Erik le espose molto brevemente la situazione.
Non le disse chi fosse la ragazza,né perché lui l'avesse presa sotto la propria ala protettiva.
Le chiese soltanto di aiutarla a ripulirsi e a rimettersi in forze,e di trovarle qualcosa di decente da indossare.

“Non c’è bisogno di qualche donna delle pulizie o sartina,al teatro? La ragazza è capace,e volenterosa…Qualunque occupazione andrebbe bene.”

Madame Giry lo fissava perplessa.
Naturalmente avrebbe aiutato quella creatura e sua figlia…ma non capiva come mai Erik avesse sposato quella nuova causa.

Possibile che…no,non poteva essere.

Si erano visti di rado negli ultimi tre anni,ma lui non le avrebbe certo nascosto di avere una donna. Eppure..quella ragazza era così disperata da non aver avuto paura di lui?

Forse quella bambina
…no,non doveva pensarci. Non poteva essere.
E se invece fosse stato così,sarebbe stato solo un bene. Sarebbe la prova che ha dimenticato Christine,concluse.



Dopo che la ragazza e la bambina ebbero mangiato voracemente la cena frugale che Madame Giry aveva preparato alla bell’e meglio,la padrona di casa le condusse alla camera che era stata di Christine.
Aiutò Catherine a preparare il letto e poi uscì. Chiuse la porta,lasciandole riposare.

Fu allora,che tornando verso il salottino,fu fulminata da un pensiero.

Nella fretta di andare ad aprire la porta, aveva lasciato la lettera di Christine sulla credenza del corridoio.

Quella lettera che Erik stava rigirando nervosamente fra le mani.
 
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Tomoe-san
view post Posted on 30/1/2007, 17:41




Uh uh alla fine il piano di Mdm Giry è saltato vero?Beh la tua fanfic mi piace puoi postare altri capitoli?
 
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Kastania
view post Posted on 30/1/2007, 18:05




eheh la sto revisionando un po'.. pian piano la metterò tutta! ;)
 
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Tomoe-san
view post Posted on 31/1/2007, 18:09




Mi sembra già di per sè bella**,cmq attenderò con ansia di leggere gli altri capitoli^^
 
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Kastania
view post Posted on 2/2/2007, 11:14




CAPITOLO 4: DON GIOVANNI ALL'INFERNO

..Quando Don Giovanni discese verso l'onda sotterranea, ed ebbe pagato l'obolo a Caronte, un triste mendicante, l'occhio fiero come Antistene, s'impadronì dei remi con braccio fiero e vendicatore. ...
Charles Baudelaire




“Come avete potuto nascondermi una cosa simile?” La voce di lui vibrava per la rabbia.

Madame Giry cercò di non perdere il controllo. Doveva stare molto attenta.

“Non capisco Erik..cosa intendi? E poi,da quando ti sei messo a spiare la corrispondenza privata di una signora?”

“Non cercate di cambiare argomento..riconoscerei questa calligrafia fra mille. E questa lettera non proviene dal nord,ma da Marsiglia..se non sbagli un tempo mi diceste di avere dei parenti,laggiù. Allora,madame? Non avete nulla da dirmi?”

Madame Giry deglutì.
“Se hai letto la lettera sai tutto ciò che devi sapere. Sì,è vero, sono ancora in contatto con Christine. Lo sai quanto fossimo legate,noi due. Non ha sposato Raoul,questo lo avrai capito. La verità è che ancora troppo sconvolta dai fatti di tre anni fa. E poi lei ti crede morto,e tu mi hai pregato di non dirle la verità. Ho solo obbedito ad un tuo ordine.”

“Ma non capite? Io vi ho chiesto di mentirle proprio perché pensavo fosse sposata… Perché pensavo che mi avesse dimenticato!!”
La collera inaspriva il suo tono,ed improvvisamente agli occhi di Madame Giry apparve come l’Erik dei tempi passati,passionale e violento.
La furia era accesa come una fiamma dentro di lui.

“Lei ti ha dimenticato,Erik…o se non l’ha ancora fatto,lo farà presto.” Madame Giry gli rivolse un’occhiata eloquente. “Tu non l’hai lasciata libera solo perché il Visconte l’amava..l’hai lasciata libera di scegliere la propria vita. Lasciaglielo fare in fondo,per il suo bene. La ragazza sta provando a spiccare il volo,non tarparle le ali proprio adesso.”

Erik si appoggiò al muro per non perdere l’equilibrio.
Intorno a lui,la stanza iniziava a vorticare furiosamente.
Sbattè le palpebre per riprendersi.
Doveva vederla,sì,doveva vederla ancora una volta…
Guardò gelidamente Madame Giry.

“Vi affido Catherine ed Angelique durante la mia assenza. Al mio ritorno saprò ricompensarvi per il vostro aiuto.”

Madame lo guardò con occhi sbarrati.
“Erik,non intenderai andare da lei? Non arriverai mai in tempo! La nave salpa fra tre giorni..”

“DEVO arrivare in tempo!”
E dopo quella frase,pronunciata con risolutezza, Erik si avvolse nel mantello e uscì.

Salì a cavallo e lo spronò al galoppo.
Doveva assolutamente raggiungere Marsiglia il prima possibile. Doveva rivedere la sua Christine.

Saperla libera,saperla sola,in viaggio verso il mondo sconosciuto lo colmava di una disperazione che credeva di aver sopito,e che invece scopriva ardere come il fuoco sotto la cenere.

Pensava di averla scordata,di aver sigillato le emozione del suo cuore in una specie di Vaso di Pandora.

Ora quel vaso era stato spalancato,e nulla sembrava poter frenare la furia che lo aveva invaso.


Madame Giry sospirò,guardandolo allontanarsi nella notte,appoggiata alla finestra.
In mano teneva la lettera di Christine che aveva scatenato quel putiferio.
La rilesse.

Carissima Madame,
come vi ho già detto nella mia ultima lettera,i vostri parenti mi hanno accolto come se fossi stata vostra figlia.
Sono persone di buon cuore e cordiali,ma non intendo gravare troppo a lungo su di loro.
Ho deciso,come avevamo progettato prima della mia partenza,di imbarcarmi alla volta dell’Italia. Mio padre aveva degli amici al Conservatorio di Milano,forse quelle conoscenze potranno aiutarmi a trovare un alloggio ed un impiego.
In ogni caso i miei risparmi basteranno,per qualche tempo,non sto conducendo certo una vita dispendiosa.
Pochi giorni fa stavo passeggiando in un giardino pubblico,quando ho notato una cosa sconcertante.
Nonostante la temperatura ancora rigida,nell’angolo di parco dove solitamente mi siedo a leggere o ricamare era fiorito un cespuglio di magnifiche rose rosse. Non sono riuscita a trattenere le lacrime.
Mi è sembrato un segno divino. Il mio Angelo è lassù in Cielo,e questo è stato il suo modo di farmi percepire la sua presenza,il suo amore per me.
Sono certa che mi proteggerà anche in questa nuova avventura. Non mi sento più sola adesso.
Come sta la cara Meg? Sono così addolorata di non averla potuta salutare…spero che non mi odi,per questo.
Forse un giorno potrete raccontarle la verità…o sarò io a farlo.
So che non potrò stare per sempre lontano da Parigi,da voi..e dall’Opera. Quel posto mi attira a sé come una sirena. Sapeste quante notti mi sveglio con la sensazione di essere in quei sotterranei,nella casa sul lago!
Ma purtroppo sono soltanto sogni,fantasie di una mente malata di nostalgia.
E Raoul? Sta bene anche lui? Spero che mi abbia perdonata,il povero caro Raoul…sono certa che presto sentirò annunciare le sue nozze con una qualche nobildonna.
Solo allora riuscirò a liberarmi dei rimorsi che mi affliggono ancora.
La mia nave partirà giovedì 21.. Vorrei tanto che voi e Meg foste qui!
Ma agiterò comunque il fazzoletto in direzione della banchina,immaginandovi in mezzo alla folla.
Non so quando potrò nuovamente scrivermi.
Per i primi mesi immagino che viaggiando su e giù per la penisola italiana non avrò un recapito fisso..ma vi darò mie notizie il prima possibile,ve lo giuro.
E nel frattempo non preoccupatevi.
Il mio amato Angelo non mi abbandona mai.
Con affetto,
Christine


Madame Giry sospirò di nuovo.
Dio protegga quella bambina,pensò.
Dal mondo..e dal suo amato Angelo.




Il capriccio di un attimo
mi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo più bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni).
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali).
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.
Edith Sodergran,Il mio futuro




Christine non andò a dormire,quel mercoledì notte.

Aveva affittato una stanza nella pensione sopra la locanda del porto,e alla finestra spiava il via vai di viaggiatori.

Vedeva i marinai,uomini induriti da una vita di fatica e privazioni,annegare la loro disperata solitudine in un boccale di liquore o sui fianchi di una donna di passaggio.

Vedeva le mogli dei marinai che dovevano ancora sbarcare,sedute ansiosamente sul molo,circondate spesso da bambini schiamazzanti e dall’aspetto patito.

Vedeva i sorrisi dei viaggiatori che trovavano qualcuno ad attenderli,e la smorfia sconsolata di coloro che invece si scoprivano soli.



Improvvisamente sentì il cuore pesante.

Si immaginò sola,in una terra straniera,di cui sapeva a malapena la
lingua.

Pensò alla sua terra natia,la Svezia,e desiderò potervi tornare.
Ma là non conosceva proprio nessuno,mentre in Italia gli amici del padre l’avrebbero senz’altro aiutata.
E poi doveva iniziare una vita nuova,non ripercorrere vecchi sentieri.
Suo padre,quando si erano trasferiti in Francia,si era trovato nella stessa situazione.
Senza conoscenze,senza parlare una parola di francese,praticamente senza un soldo..

Ma lui aveva almeno me,pensò amaramente. Io non ho nessuno.

Mentre rifletteva su questo,sistemò le valigie accanto alla porta.
Una delle due borse si aprì d’improvviso,e ne cadde fuori il suo breviario.
Un regalo di suo padre,il giorno della sua Comunione.
E,dentro quel libro,una rosa rossa essiccata,ancora avvolta in un nastro di seta nera…

Non dirò più che sono sola. Sorrise. I miei due angeli non mi abbandoneranno,ora ne sono davvero sicura.





Io sono l’unica il cui destino
lingua non indaga, occhio non piange;
non ho mai causato un cupo pensiero,
né un sorriso di gioia, da quando sono nata.
Tra piaceri segreti e lacrime segrete,
questa mutevole vita mi è sfuggita,
dopo diciott’anni ancora così solitaria
come nel giorno della mia nascita.
E vi furono tempi che non posso nascondere,
tempi in cui tutto ciò era terribile,
quando la mia triste anima perse il suo orgoglio
e desiderò qualcuno che l’amasse.
Ma ciò apparteneva ai primi ardori
di sentimenti poi repressi dal dolore;
e sono morti da così lungo tempo
che stento a credere siano mai esistiti.
Prima si dissolse la speranza giovanile,
poi svanì l’arcobaleno della fantasia;
infine l’esperienza mi insegnò che mai
crebbe in un cuore mortale la verità.
Era già amaro pensare che l’umanità
fosse insincera, sterile, servile;
ma peggio fu fidarmi della mia mente
e trovarvi la stessa corruzione.
Emily Bronte




Erik era esausto.

Da due giorni galoppava senza sosta verso il sud,battendo strade secondarie per poter viaggiare anche durante il giorno senza paura della Gendarmerie.
Non poteva farsi arrestare,non adesso.

Per tre anni aveva vissuto nella totale indifferenza. Sapeva quale sarebbe stato il suo destino se lo avessero catturato. Per gli assassini c’era la ghigliottina.

Ma in fondo l’idea non lo aveva mai spaventato.
La vita era un bene di cui non aveva più intenzione di godere,che differenza c’era fra il morire giustiziato e il morire lentamente,giorno dopo giorno,nel pensiero di aver perduto l’amore di una vita?



Per anni Erik aveva creduto di essere ormai immune all’amore,o meglio,al bisogno di essere amato.

Fino a che all’Opera Populaire non era arrivata quella bambina svedese,spaventata e sola al mondo. Immediatamente aveva provato affetto per quella creatura,abbandonata. Aveva desiderato lenire la sua solitudine,colmare il vuoto lasciato dalla morte del padre,e al contempo educare la sua voce, così bella..
E pian piano quell’affetto fraterno si era trasformato in un sentimento più forte,più sincero.
Si era reso conto,con sgomento,di amarla.

Da allora aveva passato mesi di angoscia,a nascondersi nel buio,senza farsi mai vedere da lei.
Sapeva che avrebbe provato orrore davanti a lui,chi mai non lo aveva provato?
Perfino i pochi amici che aveva avuto nella vita,quando lo avevano visto senza la maschera,non avevano potuto mascherare l’orrore.
Perfino il Daroga,abituato a vedere mostruosità di ogni tipo,era trasalito. Come poteva non farlo una fanciulla innocente?

Poi finalmente aveva trovato il coraggio di rivelarsi a lei,quella notte in cui l’aveva portata nei sotterranei e aveva cantato la melodia che aveva composto per lei… Credeva di averla conquistata. Forse era stato così,almeno in quel periodo.

Ma poi era arrivato quel damerino da strapazzo,con i suoi modi gentili,le storie della loro infanzia insieme e quella sua dannata bellezza…come lo aveva odiato!

In un batter d’occhio i due erano fidanzati,e lui era scivolato nel baratro della pazzia,e aveva ucciso molte persone coinvolte anche solo marginalmente in questa storia.
Avrei dovuto uccidere me stesso,la bestia che c’è in me,concluse.

Ma ora era cambiato,provava rimorso per quello che aveva commesso in passato,un sentimento che prima non aveva mai sperimentato.
Era uno dei miracoli che Christine aveva compiuto in lui.


La sua preziosa,piccola Christine.
Innocente e fiduciosa com’era,chissà cosa le sarebbe successo,sola al mondo.
Rabbrividì. Doveva assolutamente fermarla.
Spronò il cavallo,con rinnovato vigore.





Madame Giry continuava a sentirsi inquieta.

Aveva preso sotto la sua ala protettrice la giovane Catherine,e in quei due giorni aveva fatto del suo meglio per cancellare dal viso della ragazza anni di abusi e patimenti.

Nessuno avrebbe mai dato un lavoro ad una ragazza di strada,nel teatro,oppure,peggio,avrebbero cercato di approfittarsi di lei. Non poteva farle correre un simile rischio.
Perciò l’aveva istruita su come comportarsi,su cosa raccontare e cosa nascondere del suo passato.
Le aveva lavato e acconciato i capelli,le aveva trovato un abito di Meg della sua misura,sufficientemente decoroso.

Sua figlia era rimasta stupita nel trovare quelle estranee in casa,al suo ritorno,ma la madre l’aveva liquidata raccontandole che erano lontane cugine.
Ovviamente Meg non vi aveva creduto. Ma non aveva avuto il coraggio di proseguire nell’interrogatorio,vista l’espressione severa di sua madre.
Dopo tutto la ragazza aveva la sua età,e nonostante una strana espressione da animale in trappola,era abbastanza simpatica,quando superava una specie di timidezza che la rendeva piuttosto taciturna.
E la bambina!! Che angioletto!! Assomigliava molto alla sorella maggiore,ma i suoi lineamenti fini e delicati erano totalmente privi di espressione.

Non era una bambina normale,questo era certo.
Aveva fatto a malapena un sorriso, quando Meg le aveva offerto la sua vecchia bambola.
All’inizio era sembrata diffidente,poi aveva abbracciato il giocattolo e non se ne era più separata.
Meg ne era rimasta quasi commossa. Quella bambina non doveva mai aver avuto un giocattolo in vita sua…

Madame Giry osservava tutto,e taceva.
Al suo ritorno Erik le avrebbe dovuto dare molte spiegazioni.
 
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Tomoe-san
view post Posted on 2/2/2007, 20:02




Povero Erik,perchè non smette di patire sofferenze?Sxo che ci sarà una svolta alla vicenda^^
 
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Kastania
view post Posted on 4/2/2007, 11:40





CAPITOLO 5: SOGNI INFRANTI

Non so perché io mi strugga per te ancora,
Arda di risolcare il tuo flutto incostante;
Udrà lo sciacquio delle onde sotto il mio letto di morte,
Il tuo sale è racchiuso per sempre nel mio sangue...
William Henry Davies, Sogni marinari



Erik arrivò al porto troppo tardi.

Una folla di parenti e curiosi affollava la banchina,e lui vinse la paura di essere riconosciuto da qualcuno,e si mescolò a loro. La nave era appena partita.

Il cuore pesava come un macigno,e la sua testa ribolliva di rabbia.
Se quella sciocca di Madame Giry non lo avesse tenuto all’oscuro di tutto..non avrebbe mai permesso a Christine di fare una cosa tanto stupida!
L’avrebbe legata al letto,se necessario,ma non l’avrebbe mai lasciata partire tutta sola per un altro paese!

Perché Madame Giry glielo aveva permesso?
Quella donna non era una sprovveduta,doveva aver avuto i suoi motivi,certo…ma questo non cambiava la realtà delle cose.

Aguzzando la vista la scorse,sul ponte.
Una figurina minuta,tutta vestita di nero,che sventolava un fazzolettino bianco,agitato dalla brezza marina. Esattamente come aveva descritto nella lettera…
La mia Christine… pensò,mentre una fitta di dolore gli crivellava il petto.
Ora l’ho davvero perduta per sempre. Non tornerà mai più da me.
Non saprà mai che sono ancora vivo…che la amo ancora.


Voltò le spalle al mare che aveva appena rubato il suo bene più prezioso,e fece il possibile per reprimere le lacrime. Non gli riuscì.
Mentre risaliva a cavallo,quelle piccole gocce,distillato del suo dolore,gli bagnavano il viso e la maschera, trasformandosi in cristalli ghiacciati nell’aria gelida del mattino.

Nadir era preoccupato.

Non avendo avuto notizie di Erik da qualche giorno,aveva vinto il suo proverbiale riserbo orientale ed era andato a bussare alla porta di Madame Giry.
Gli aveva aperto la figlia,assai stupita di vederlo.
Lo aveva fatto accomodare,ed era andata a chiamare la madre.

L’uomo si era avvicinato al caminetto acceso. Era gelato fino al midollo,non si sarebbe mai abituato al clima francese,così diverso dal calore avvolgente delle terre di Persia…
Sorrise,ripensando al suo paese solatio,la cui bellezza naturale annegava nella barbarie del suo governo.

“Cosa siete venuto a fare qui? Siete forse impazzito?”
La voce tagliente di Madame Giry riecheggiò alle sue spalle. La donna sembrava stupita e seccata.
“Perdonatemi Madame…non avevo intenzione di recarvi disturbo”spiegò l’uomo,confuso.
“Da qualche giorno Erik non si è più fatto vivo,e pensavo che forse era venuto da voi..temo che gli sia accaduto qualcosa di male..”
La donna sospirò forte,come per scacciare un senso di malore.
“Sì,in effetti sono accadute molte cose negli ultimi giorni..cose strane. Sedete,prego.”
L’uomo si accomodò. Lei gli narrò succintamente gli ultimi eventi.
Nadir scosse la testa. “Quasi non mi sembra vero. Sembrava averla dimenticata…”
“A volte il fuoco brucia a lungo,sotto la cenere”sentenziò Madame.
“Ma ditemi monsieur Nadir,voi non sapete nulla di una giovane di nome Catherine,e di sua figlia Angelique?”
“Assolutamente no…sono le due persone che Erik vi ha chiesto di ospitare?”
“Sì…e non sono riuscita a capire in quale rapporto siano con lui. Per un momento ho perfino pensato che.. che..”

Il Persiano sorrise ironicamente prima che lei potesse terminare la frase.
“Qualsiasi cosa abbiate pensato,madame,vi state sbagliando. Erik non ha avuto alcuna donna in questi tre anni. E di questo sono assolutamente sicuro. E’vero,mi sono ingannato credendo che avesse scordato l’affetto per quella ragazzina..ma non mi sbaglio su questo punto. Ho frequentato spesso sia lui che la sua casa. E su entrambi non ho mai visto quell’ombra di gioia che una presenza femminile dà spontaneamente.”
Madame Girì annuì,riflettendo. Se quanto affermava quell’uomo era vero,allora da dove spuntavano quell’infelice ragazza e la sua bambina?
La loro pacata discussione fu interrotta da un grido di terrore.

“Oddio,la mia Meg!”gridò angosciata madame Giry.
Entrambi si precipitarono in corridoio,e videro Meg,in stato di profonda alterazione,schiacciata contro la parete opposta alla porta,tremante e con le lacrime agli occhi.

Davanti a loro stava Erik,sporco, sudato e scarmigliato come se fosse appena uscito dall’Inferno.
“Immagino che la ragazza non si aspettasse una mia visita…”commentò sarcastico,mentre Madame cercava inutilmente di calmare la figlia.
“Tessete troppi inganni e raccontate bugie con troppa facilità, Madame. Perfino a vostra figlia,a quanto pare.”


Circa un’ora dopo,messa a letto Meg,ancora sconvolta e febbricitante,Madame Giry entrò in cucina,dove l’attendevano Erik,il Persiano e Catherine,che aveva appena lasciato la piccola Angelique nell’altra stanza,intenta a giocare.

Il viso di Erik denunciava tutta la stanchezza e l’angoscia che lo attanagliavano.

“L’ho persa per un soffio..se solo fossi partito poche ore prima…se solo voi mi aveste detto la verità..”
Aveva gli occhi cerchiati e iniettati di sangue,come se avesse pianto a lungo.

Madame Giry ebbe pietà di lui,per l’ennesima volta.
Nondimeno,doveva sapere la verità su quella ragazza.
“Di questo discuteremo più tardi. Ora mi devi dire in quali rapporti sei con questa ragazza. Esigo di sapere se quella…è tua figlia!”
Erik alzò lo sguardo,sorpreso. Anche la ragazza parve sobbalzare a quell’accusa.
“Non ho idea di come abbiate potuto pensare una cosa simile…e che possiate parlarne in un momento come questo,per giunta.”

Madame Giry si rilassò. Il Persiano aveva ragione.
Erik,con tono di voce distante, le spiegò brevemente la storia dei suoi rapporti con il padre della ragazza,anni prima. “Ed è per questo che desidero aiutarle. Nient’altro.. Ora Madame,se non siete disposta a fare la vostra parte,ditelo chiaramente,e me ne occuperò io,a modo mio.”
“No,non è necessario”obiettò la donna. “Non sarebbe opportuno per lei venire a vivere da te,attirerebbe troppa attenzione,e sai bene che la polizia ti sta ancora cercando. Rimarrà qui fino a quando lo vorrà. E da lunedì inizierà a lavorare al teatro come aiuto - costumista. Ho già parlato con gli impresari.”

Catherine sorrise,grata e meravigliata.
Probabilmente in vita sua nessuno le ha mostrato della gentilezza disinteressata,concluse Madame.

Meg si affacciò alla porta della cucina,pallidissima,e sedette accanto alla madre,non avendo quasi il coraggio di incontrare lo sguardo del Fantasma,come seguitava a chiamarlo.
Pensava fosse morto,ne era certa anzi…era stata proprio lei a trovare la sua maschera a terra,là nei sotterranei.
E invece lui era vivo…forse era anche coinvolto nella scomparsa della sua amica Christine!!!

“Lei dov’è?Cosa le avete fatto?Dov’è la mia amica?” la preoccupazione vinse la sua naturale timidezza.

Erik fece una smorfia grottesca e addolorata.
“Non dovrei essere io a risponderti. Tua madre ha sempre conosciuto gli spostamenti di Christine,e a quanto pare non ne ha messo a parte neppure te..”

La ragazza alzò i suoi occhioni blu verso la madre…quell’uomo stava mentendo…maman non le avrebbe mai fatto una cosa simile.
Ma la madre abbassò gli occhi,e quel solo,semplice gesto la convinse della sua colpevolezza.
L’aveva lasciata piangere e disperarsi per la scomparsa di Christine senza una parola…

“E ora,cara bambina,la tua amica sarà già approdata sulla costa italiana. E’partita da Marsiglia tre giorni fa.”
Meg si irrigidì.

Italia…Marsiglia…

...un ricordo le venne alla mente e le fece correre un brivido nella schiena.
Si alzò e si diresse al piccolo scrittoio.

Chiese ad Erik,con voce piatta: “Qual’era il nome della nave su cui si è imbarcata?”
Erik corrugò la fronte,cercando di ricordare. “Mi pare… LA BEATRICE…”
Meg lasciò cadere a terra il giornale del giorno prima,che aveva preso in mano. Là,sulla prima pagine,a lettere cubitali,stava scritto:

TRAGICO INCIDENTE NELLE ACQUE FRANCESI. LA BEATRICE AFFONDA AL LARGO DELLA COSTA POCO DOPO ESSERE SALPATA. FINORA NESSUN SUPERSTITE.

Erik fissò a lungo quelle lettere stampate,finchè non iniziarono a ballare nella sua mente confusa.

Christine era morta..annegata…per colpa sua..sì,era senza dubbio colpa sua.
Se quella notte non l’avesse lasciata andare, la ragazza sarebbe stata sua moglie a quest’ora.
Avrebbero avuto una famiglia…
Ma chi cerchi di ingannare?
Lo beffò una vocina interiore. Si sarebbe tolta la vita piuttosto di essere tua sposa!!!
Ma se l’altro giorno fossi arrivato in tempo,l’avrei convinta a tornare a Parigi…
Povero idiota,lei si sarebbe messa ad urlare per lo spavento e avrebbe attirato l’attenzione di tutte le guardie del porto.
A quest’ora saresti già un pendaglio da forca…


Inghiottì le lacrime,alzandosi.
Madame Giry cercò di fermarlo,disse qualcosa,anche il Persiano stava parlando…
Meg piangeva di un pianto isterico che lo irritava ancora di più,mentre Catherine si era rannicchiata in un angolo,muta davanti a quella scena di cui non poteva comprendere il significato.

Lui non sentiva più nulla.
Solo un vago ronzio di sottofondo.
Non si rese neppure conto di cavalcare verso casa.
Gli sembrava di essere stato trasformato in un blocco di ghiaccio,da quella notizia che rifiutava di assimilare…

Christine è morta…..

Christine è morta…

Christine è morta….



In quel momento un’altra persona era rinchiusa da ore ed ore nella propria biblioteca,fissando l’elenco delle vittime del naufragio.

Un uomo che per due giorni aveva rifiutato cibo e sonno,e che continuava a bere,sperando così di obliare il proprio dolore..il proprio senso di colpa…

Quell’uomo era il Visconte de Chagny.

Nelle ultime settimane la preoccupazione lo aveva quasi fatto uscire di senno,ed ora questo..

Ogni mattina,al risveglio,si chiedeva come avrebbe fatto ad affrontare un’altra giornata,come avrebbe potuto arrivare a sera.
Aveva cercato in un primo tempo di immergersi nella vita mondana,come prima della partenza di Christine. Non aveva funzionato,e quasi subito vi aveva rinunciato completamente.

Lei era l’ultima persona nei suoi pensieri,prima che si addormentasse. Lei occupava sempre più la sua mente..
“Christine..hai messo il tuo cuore al posto del mio,lo sai?” aveva sussurrato una notte,con le lacrime agli occhi per la nostalgia di lei.

Ora tutto quel rimpianto era mutato in collera. Ma non verso la ragazza e la sua fuga avventata.

“Maledetto Fantasma…sei riuscito anche a ucciderla!! Christine…perché mi hai abbandonato? Perché sei morta? Perché hai dovuto fuggire lontano da me??”

I suoi lamenti sconnessi si mescolavano alle lacrime e agli accessi di collera con cui i servi avevano imparato a fare i conti. Non c’era modo di calmarlo,quando era di quell’umore.
Il Visconte de Chagny stava diventando pazzo,ne avevano concluso.

Madame Giry era pallida ed esausta.

Non aveva certo potuto immaginare,nel suo piano scaltro e perfetto, un evento inaspettato ed improbabile come un naufragio. Si trattava di un viaggio così breve…
Per la prima volta da lungo tempo,quella granitica donna pianse tutte le sue lacrime.
Era lei la vera assassina di Christine,la ragazza non avrebbe mai pensato di abbandonare il paese,neppure per sfuggire al Visconte.

Dio me la farà pagare,pensò amaramente. Anche se in buona fede,ho commesso troppo male su questa terra.
 
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Tomoe-san
view post Posted on 4/2/2007, 22:26




La tua fanfiction mi sta appassionando ogni giorno di più,ma perchè non la pubblichi anche su EFP?
 
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57 replies since 25/1/2007, 16:57   831 views
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